Marco Melandri: “La MotoE è una vera moto da corsa”

Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Un’opinione qualificata sulla categoria: una breve presa di contatto è la scusa per parlare di guida, caratteristiche tecniche, futuro della formula
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
2 dicembre 2019

Un grande classico delle presentazioni stampa moto. Colazione, si scende ancora un po’ assonnati: si aprono le porte dell’ascensore e dentro ci si trova un collega di un’altra testata o nazione. Di quelli che magari non si conoscono di persona, ma di cui dopo vent’anni si è visto la faccia un sacco di volte. Un sorriso reciproco, un cenno della testa e si scende insieme.

Stamattina, a Valencia, salgo in ascensore e la scena si ripete. Poi realizzo, guardo di nuovo e vedo Marco Melandri. Fresco di ritiro, Macio è anche lui qui per provare la MotoE. “Poi, da domani, la mia vita sarà completamente diversa, e dopo ventitré anni di corse, per un po’ di moto non ne voglio nemmeno sentir parlare.” Però, siccome il pilota non è un mestiere che si fa senza passione, dopo i suoi sette giri ha un bel sorriso stampato in faccia, e ci troviamo a chiacchierarne come due appassionati qualunque dopo un test ride.

Prime impressioni?

“Molto positive. All’inizio, all’uscita dei box, è stato stranissimo - non riuscivo a credere che una moto da corsa potesse non fare rumore. È stato una roba strana, poi invece a guidarla ti accorgi che è una vera moto da corsa ed è piacevole. Il motore, la risposta al gas è pronta, lineare, rotonda. La gestione motore è stata una sorpresa molto positiva”.

“Anche la ciclistica è divertente, ti mette subito a tuo agio - poi andare al limite sarà sicuramente molto più difficile e complicato. La cosa che noti tanto è sicuramente il peso extra, non tanto nella prima parte della frenata, ma soprattutto quando inizi a dare angolo di piega, fino a centro curva, lì la moto tende ad andare un po’ più dritta rispetto a una moto convenzionale. Però mi sono divertito un sacco!”

 

Ecco - com’è voltare senza il riferimento del cambio?

“Eh, anche quello è particolare. I miei automatismi ormai fanno si che io sappia dove si cambia marcia su tutte le piste, a volte ormai mi veniva automatico anche senza vedere o sentire i giri motore - so che in quel punto della pista si cambia  e via. Quindi mi veniva da andare a cercare il cambio e non lo trovavo, quindi è stato strano… ma a centro curva poi non ci sono problemi, è come se avessi sempre il motore ai giri giusti, grazie alle caratteristiche dell’elettrico”

 

Credi che servirebbe anche qualcosa in termini di gestione elettronica, tipo controllo di trazione, oppure con una curva d’erogazione così lineare basta il polso destro?

“Non so, credo che bisognerebbe poter provare un giorno intero per capire veramente, almeno per farsi un’idea delle necessità. Il traction potrebbe servire per prevenire perdite di grip improvvise con tanto angolo (ovvero nelle pieghe più pronunciate, NdA), visto che con un’inerzia così importante dovuta al peso, è facile cadere. D’altra parte, se poi affoghi il motore di traction, i cavalli non sono tantissimi già adesso, e rischi di andare a snaturare il bello, che è la linearità del motore elettrico… non lo so, prima bisognerebbe prenderci la mano e capire bene il limite delle gomme. Poi, da lì, si capisce cosa serve per andare più veloci”.

Quindi, premesso che è sicuramente diverso da qualunque cosa tu abbia guidato fino ad ora - e Marco ha guidato praticamente di tutto, dai due tempi ai quattro tempi GP, fino alle derivate di serie - cosa ti ricorda di più, a livello di guida, questa MotoE?

“Da una parte hai una guida molto rotonda come sul 125, dove devi toccare il gas molto presto per fare percorrenza, dall’altra sembra più una Superbike, per via del peso, mentre la posizione in sella è piuttosto raccolta, non dico un 250 ma ci siamo vicini…”

 

Se fossi tu a decidere come evolvere questa categoria per l’anno prossimo, cosa proveresti a fare?

“Domanda difficile… in generale penso che per certi versi le gare corte siano belle, perché anche se è brutto giocarsi tutto subito, dall’altra sono più concentrate e tirate. A livello di format mi piace la superpole con il giro secco per dare visibilità a tutti… sicuramente serve ancora un po’ più di tempo per capire bene cosa serva alla categoria, perché ci sono state spesso condizioni decisamente anomale”

 

Quindi, anche Marco promuove la categoria. Un pensierino pare proprio che non ce lo faccia, ma con i piloti non si sa mai - la lontananza dalle piste è difficile da tollerare, soprattutto se, come Melandri, si è ancora in ottima salute. Ciao, Marco. È facile che ci rivediamo presto…